diFlavio Vanetti
Si tratta di una novità assoluta nella storia della Lega, mai era successo prima. Tanti tuttavia i dubbi sul figlio del«Prescelto». Dai problemi al cuore alle medie universitarie:«Non è pronto, così rischia di bruciarsi»
LeBron James potrà aggiungere un nuovo primato alla lunga serie di quelli che già detiene. Non è un record sancito dai numeri, ma è una «chicca» storica che si lega alla seconda e ultima fase del Draft 2024: suo figlio Bronny giocherà con lui nei Los Angeles Lakers, mai prima d’ora era successo nella Nba. La seconda franchigia più vincente della storia (17 titoli contro il diciottesimo appena conquistato dai Boston Celtics) ha infatti scelto il primogenito della superstar con la 55esima scelta (ricevuta, curiosamente, dai cugini dei Los Angeles Clippers). L’annuncio l’ha dato Mark Tatum, vice del commissioner Adam Silver: «Con la numero 55 del Draft Nba 2024, i Los Angeles Lakers scelgono… Bronny James». Si dice che il potente agente Rich Paul, che ha concesso solo a Lakers e Phoenix Suns di far fare un provino al ragazzo, nelle ultime ore abbia «minacciato» le altre franchigie di non scegliere Bronny: altrimenti l’avrebbe spedito a giocare in Australia.
Bronny James, chi è il figlio di LeBron
James jr, classe 2004, guardia di 188 centimetri di statura (taglia e ruolo sono dunque differenti da quelli di papà) nella sua unica stagione alla University of Southern California, ha giocato 25 partite ma con risultati non proprio lusinghieri: una media di 4,8 punti, 2,8 rimbalzi e 2,1 assist a partita. E in più ha dovuto affrontare un problema cardiacoche avrebbe potuto compromettere addirittura la carriera. La prima reazione del ragazzo alla scelta della franchigia californiana è stata consegnata a un post su Instagram: «Oltre che benedetto», ecco la semplice frase consegnata ai followers e al mondo della comunicazione globale.
Il sogno realizzato di LeBron
Ora crescerà a fianco di papà che, a meno di clamorosi ripensamenti (da escludere, a maggior ragione dopo quanto capitato al Draft) giocherà a Los Angeles per almeno altre due stagioni, dopo averne completate già 21 ed avviandosi, il 30 dicembre, a compiere 40 anni. Quando LBJ sbarcò nella Nba era stato soprannominato «Il Prescelto», non certo il soprannome che può essere dato a Bronny. Comunque LeBron coronerà il suo sogno di giocare con il rampollo. Probabilmente l’avrebbe fatto anche se il figlio fosse finito altrove, proponendo uno scenario che nella nostra serie A riguardò, il 14 febbraio 1990, Dino e Andrea Meneghin, avversari il primo con la maglia di Trieste e il secondo con quella di Varese. Ma ora l’avrà a fianco e l’aiuterà a crescere, aumentando a dismisura il valore mediatico dei Lakers e di sé stesso.
Tutti i dubbi su Bronny:«Non è pronto»
L’attenzione su Bronny è salita alle stelle, sia da parte degli analisti che dei tifosi, ma l’ex giocatore NBA Rashad McCants ha recentemente espresso un’opinione piuttosto scettica sul futuro immediato del prodotto di USC. «Bronny James non giocherà nei primi due anni. Ma va bene così, deve avere il suo tempo per progredire». A supporto della sua tesi, McCants ha citato l’esempio di Emoni Bates, scelta numero 49 dello scorso anno, che ha giocato solo 15 partite nella stagione regolare con i Cleveland Cavaliers, nonostante le grandi aspettative. «Vi dico che Bronny non è al livello di Emoni, in termini di gioco».
McCants non è l’unico. Il sito specializzato The Ringer aveva raccolto i pareri anonimi di un paio di dirigenti e di uno scout della Nba. «Bronny non è assolutamente pronto, dovrebbe tornare al college e crescere senza fretta, altrimenti rischia di perdersi, sia che giochi sia che non giochi con suo padre», aveva detto uno di loro. Uno dei motivi dello scetticismo si lega anche al già citato problema di cuore – il 24 luglio del 2023 ha avuto un arresto cardiaco, causato da un difetto congenito – che ha richiesto un intervento chirurgico. Ora il guaio pare definitivamente superato, ma anche alla luce dei mesi persi prima di poter giocare con la University of Southern California il pensiero di molti è che una permanenza più lunga nel campionato Ncaa gli avrebbe fatto bene.
I figli d'arte al draft, i precedenti
Il dado, comunque, è tratto, Bronny è nello stesso campionato del padre e, soprattutto, compagno di squadra del padre. La tradizione dice che di solito i figli d’arte sono snobbati e non sono scelti molto in alto nei Draft Nba. Le eccezioni sono poche: Andrew Wiggins (prima scelta assoluta e figlio di Mitchell); Al Horford (neo-campione con i Celtics) e Jabari Smith jr (entrambi terze scelte, figli di Tito e Jabari senior); Darius Garland (scelto con il numero 5 e figlio di Winston. Quasi tutti gli altri – l’unica eccezione è Steph Curry, selezionato con la chiamata numero 7 al primo giro – sono andati oltre la decima posizione, un destino che accompagnò, per dire, perfino Kobe Bryant, nel 1996 (ancora diciottenne e passato alla Nba direttamente dalla high school) arruolato con il numero 13.
Da Ginobili a Jokic, le seconde scelte che ce l'hanno fatta
A compensazione di questo scenario, però, Bronny James può consolarsi pensando che non raramente le seconde scelte poi sfondano e diventano delle superstar, vincendo riconoscimenti individuali e addirittura titoli Nba. Alcuni nomi? Manu Ginobili, Tony Kukoc, Dino Radja, Marc Gasol, Draymond Green, Jalen Brunson. E soprattutto Nikola Jokic, il serbo che nel 2014 fu scelto al numero 41 dai Denver Nuggets e che nel giro di 10 anni è stato per tre volte Mvp, una volta campione e “divoratore” di record. Tra padre e colleghi, insomma, al «pargolo» James i buoni modelli di riferimento non mancheranno.
28 giugno 2024 ( modifica il 28 giugno 2024 | 08:42)
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